Il Castello
di santa Teresa di Gesù
Santa Teresa ha scritto un’opera intitolata “Il Castello interiore” nel quale descrive il cammino spirituale che la persona percorre per giungere alla più profonda comunione con Dio.
Ma Santa Teresa cosa vuole comunicarci utilizzando questo simbolo? Di che castello si tratta?
È innanzi tutto il suo castello, quello della sua anima e della sua vita, quello del suo Signore. Dio stesso è il Signore del castello. Inoltre indica l’anima; “anima e castello” corrispondono. Nel linguaggio di oggi – notiamolo – anima e castello equivalgono per noi a “uomo”. Uomo fatto a immagine di Dio, che ha la capacità di contenerlo. L’uomo, non solo ha vocazione per Dio, chiamato alla comunione con Lui, ma il suo stesso essere umano è strutturato come “capacità di Dio”.
L’anima dell’uomo è “come un castello fatto di un sol diamante o di un tersissimo cristallo”. Un enorme gioiello trasparente. Una specie di ametista gigantesca, nel cui interno vi sono molte stanze. Grande “come il cielo, dove vi sono molte dimore”…
Ancora, non un castello incantato, ma di dura pietra granitica. Così è l’anima dell’uomo.
Come un castello agguerrito, ben ancorato alla roccia del proprio corpo. Questa grande mistica che è Teresa, ha un animo combattivo e possiede un’idea combattiva della vita umana. Vuole comunicarla al lettore. Perché non ceda all’illusione di immaginarsi una falsa pace nel cammino che l’aspetta!
“Tornando al nostro incantevole e splendido castello, dobbiamo ora vedere il modo di potervi entrare. Sembra che dica uno sproposito, perché se il castello è la stessa anima, non si ha certo bisogno di entrarvi, perché si è già dentro…Però dovete sapere che vi è una grande differenza tra un modo di essere e un altro, perché molte anime stanno soltanto nei dintorni…” IM 1, 5
“Sì, dovete convincervi che nel nostro interno abbiamo veramente qualche cosa… che in noi vi è qualche cosa d’incomparabilmente più prezioso di quanto si vede al di fuori”
Cammino di perfezione 28, 10
Per questo, non basta sapere che il castello esiste, limitandosi a mettersi di fronte ad esso. Bisogna entrarvi! Ma, come?
“Per quanto io be capisca, la porta per entrare in questo castello è l’orazione e la meditazione” IM 1, 7
Teresa non teme di sconcertare il lettore; per entrare nel suo castello, c’è una sola porta: L’ORAZIONE
Se vuoi entrare nelle prime stanze, cammina senza guardarti indietro… confida in Gesù che ti libererà dai misteriosi vincoli che ti impediscono di varcare la soglia di te stesso… sarà Lui, Gesù, a ridare luce ai tuoi occhi perché tu inizi a vedere in un altro modo le meraviglie del tuo stesso castello e riesca ad incontrarti con Dio dentro di te
Il Monte
di san Giovanni della Croce
San Giovanni della Croce disegnò uno schizzo simboleggiante il “Monte della perfezione” che, ricopiato in diversi esemplari, distribuiva alle persone da lui guidate perché avessero una panoramica del cammino che conduce all’unione con Dio.
La vetta del Monte simboleggia la dimora di Dio: è questa la meta alla quale l’uomo spirituale anela e che mai dovrà essere persa di vista, specialmente quando la salita richiederà i sacrifici più gravi.
Dalla base del Monte partono tre vie:
1 – Quella di destra è la via di chi ama i beni della terra: essa non raggiunge la vetta, ma si perde fuori del Monte. “Quanto più li cercavo, tanto meno ne ebbi”.
2 – Quella di sinistra è la via di chi ama i beni del cielo ed essa pure non raggiunge la vetta del Monte, ma si ferma contro alcune rocce. Chi cerca le gioie dello spirito per se stesse, non raggiungerà mai la vetta del puro amore di Dio, cioè dell’unione con Lui.
3 – Quella di centro è la via di chi non ama Nulla all’infuori di Dio solo; è la via stretta della santità di cui parla Gesù ( Mr 7, 13). Il suo percorso è lastricato con “nulla” di ogni cosa che non sia il puro amore di Dio e conduce direttamente alla vetta del Monte. In questo nulla l’anima si ritrova ricchissima di Dio.
“Poiché non volli aver nulla, mi è stato dato tutto senza che lo chiedessi”. E questo TUTTO è DIO.
“Qui non vi è più strada perché perl’uomo che ama Dio non vi è legge: egli è legge a se stesso”.
Il cammino dell’unione si sviluppa quindi in un progressivo annientamento del proprio “io” al quale corrisponde, da parte di Dio, una progressiva presa di possesso dell’anima, finché “quando ella si sarà ridotta al niente, Dio stesso compirà l’unione spirituale tra Lui e l’anima, unione che costituisce il più grande e più alto stato a cui si possa pervenire in questa vita”.
2 Salita 7, 11
Per poter gustare il tutto, non cercare il gusto in nulla
Per poter possedere il tutto, non voler possedere nulla.
Per poter essere tutto, non voler essere nulla.
Per poter conoscere il tutto, non voler sapere nulla.
Per raggiungere ciò che ora non godi, devi passare per dove non godi.
Per arrivare a ciò che non sai, devi passare per dove non sai.
Per arrivare al possesso di ciò che non hai, devi passare per dove non hai.
Per giungere a ciò che non sei, devi passare per dove non sei.
METODO PER NON OSTACOLARE IL TUTTO
Se ti fissi su qualcosa, tralasci di slanciarti verso il tutto.
Se vuoi giungere per davvero al tutto, devi rinnegarti totalmente in tutto.
E qualora giungessi ad avere il tutto, devi possederlo senza voler nulla.
Se vuoi possedere qualcosa nel tutto, non hai il tuo unico tesoro in Dio.
In questa nudità la persona spirituale trova pace e riposo. Non desiderando nulla, nulla l’appesantisce nell’ascesa verso l’alto, nulla la sospinge verso il basso, perché è al centro della sua umiltà. Quando, invece, brama qualcosa, proprio per questo si affatica.
Primo Libro della Salita del Monte Carmelo
Si può solo affermare che il Figlio di Dio ci ottenne questo stato così sublime e ci meritò la preziosa grazia di poter essere figli di Dio, come dice san Giovanni (1Gv 1,12). La chiese Gesù stesso al Padre: Padre, voglio che anche quelli che mi hai dati, siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai data (Gv 17,24)… Le anime, dunque, possiedono per partecipazione gli stessi beni che Dio possiede per natura. In forza di ciò esse sono veramente Dio per partecipazione, uguali a Lui e sue compagne.
O anime create per queste grandezze e ad esse chiamate, che cosa fate? In che cosa vi intrattenete? Le vostre aspirazioni sono bassezze e i vostri beni miserie. O misera cecità degli occhi dell’anima vostra, poiché siete ciechi dinanzi a tanta luce e dinanzi a cosi grandi voci sordi, senza accorgervi che mentre andate in cerca di grandezze e di gloria rimanete miseri e vili, ignari e indegni di tanto bene!
Cfr. Cantico spirituale B str. 39