La vocazione delle carmelitane scalze è essenzialmente ecclesiale ed apostolica. L’apostolato al quale Santa Teresa volle dedicate le sue figlie è quello puramente contemplativo.
Ella, volendo aiutare il suo Signore e contribuire al bene della Chiesa, fondò il monastero di san Giuseppe, per vivere, insieme alle sue figlie, un forte impegno di santità cristiana, per “essere tali” da ottenere da Dio quanto chiedevano. La Santa Madre trasmise alle sue figlie il suo stesso spirto apostolico e affidò loro il servizio ecclesiale della preghiera e dell’offerta come scopo della vocazione con la quale il Signore stesso le riuniva nel Carmelo.
Lasciamo a lei la parola:
Ebbi notizia dei danni e delle stragi che i luterani facevano in … Venni nella determinazione di fare il poco che dipendeva da me: osservare i consigli evangelici con ogni possibile perfezione, e procurare che facessero altrettanto le poche religiose di questa casa.
Confidando nella bontà di Dio che non lascia di aiutare chi rinuncia a tutto per amor suo pensai che essendo tali le mie compagne quali me le ero raffigurate nei miei desideri, le loro virtù avrebbero nascosto i miei difetti, e così avrei potuto contentare Iddio almeno in qualche cosa. Pregando poi per i difensori della Chiesa, per i predicatori e per i dotti che la sostengono, avremmo fatto del nostro meglio per aiutare questo mio dolce Signore così indegnamente perseguitato da coloro che Egli ha tanto beneficato…
Mie sorelle in Cristo, unitevi con me nel domandare a Dio questa grazia. Per questo Egli vi ha qui raccolte: questa è la vostra vocazione, queste le vostre incombenze e le brame vostre, questo il soggetto delle vostre lagrime e delle vostre preghiere. Tutto il mondo è in fiamme; gli empi, per così dire, anelano di condannar ancora Gesù Cristo, sollevano contro di Lui un’infinità di calunnie e si adoperano in mille modi per distruggere la sua Chiesa; e noi dovremmo sprecare il tempo in domandare cose, che se venissero esaudite, potrebbero impedire a qualche anima di entrare in Cielo? No, sorelle mie, non è questo il tempo da sciupare in domande di così poca importanza!
Ritorno al fine principale per cui il Signore ci ha raccolte in questa casa, dove è mio vivo desiderio che facciamo qualche cosa per contentare Sua Maestà. Vedo che il male è molto grande, e scorgendo insieme che le forze umane sono incapaci contro questo incendio di eresia che si va estendendo di giorno in giorno, mi è parso bene ricorrere agli stessi espedienti che si usano in tempo di guerra. Quando il nemico è entrato in una regione, il principe di quella, vedendosi pressato da ogni parte, si ritira in una città che ha cura di ben fortificare, e di là si slancia di quando in quando sul nemico. E siccome non conduce all’assalto che soldati valorosi, fa più con essi che non con un gran numero di codardi, e ottiene spesso rivincita. Se poi non vince, nemmeno soccombe, e se non vi sono traditori non capitolerà che per la fame. Per noi invece, non varrà neppur questa: moriremo, ma non ci arrenderemo mai.
Solo per farvi intendere, sorelle, che dobbiamo pregare senza fine perché dei buoni cristiani che stan chiusi nella fortezza, nessuno passi al nemico, e perché il Signore santifichi i capitani della fortezza e della città, che sono i predicatori e i teologi; …. procuriamo d’essere almeno forti nelle nostre preghiere, per aiutare questi servi di Dio, che con tanti sforzi e sudori si sono agguerriti di scienza e buona vita, e ora si affaticano per difendere il Signore.
Credete voi figliuole, che ci voglia poca virtù per trattare così col mondo, immischiarsi, come ho detto, nelle conversazioni del mondo e ciò nonostante mantenersi interiormente estranei, nemici del mondo, dimorarvi come se si fosse in un deserto: insomma, essere angeli e non uomini? Se i capitani non facessero così, non ne meriterebbero il nome. In tal caso il Signore non permetta nemmeno che escano dalla cella, perché farebbero più male che bene. Per coloro che insegnano non è questo il tempo da farsi vedere imperfetti.
Non è forse con il mondo che essi intendono combattere? Stiano quindi sicuri che non verranno perdonati, e che nessuna delle loro imperfezioni passerà inosservata. Molte delle loro buone opere non saranno apprezzate, e forse neppure stimate per tali; ma quanto alle cattive ed imperfette, non ne sfuggirà neppure una: stiano sicurissimi…
Per questo vi prego che vi rendiate tali da meritare da Dio queste due cose: la prima che nel gran numero di santi e dotti personaggi che oggi difendono la Chiesa, vi siano molti che, come ho detto, abbiano le necessarie prerogative, e che Dio le conceda a coloro che non le hanno del tutto, perché un uomo perfetto fa assai più di un gran numero di imperfetti. E la seconda, che, una volta gettatisi in questa lotta, non certo piccola, come ho detto, il Signore li sorregga con la sua mano, affinché si guardino da tutti i pericoli del mondo e attraversino questo mare burrascoso con le orecchie chiuse al canto delle sirene. Se presso Dio possiamo in ciò qualche cosa, ecco che anche noi combattiamo per la sua gloria, benché chiuse in solitudine.
La mia parola è per coloro che verranno dopo: persuase che da santi prelati dipende la loro stessa santità, non dimentichino mai di raccomandarli al Signore, perché si tratta di cosa assai importante. Il giorno in cui le vostre orazioni, le discipline, i desideri e i digiuni vostri non fossero per ciò che ho detto, non raggiungereste – sappiatelo – il fine per cui il Signore vi ha qui raccolte.
Cammino di perfezione cap. 1;3
Santa Teresa, poco prima di morire ripeté: