Mira que te mira
Se può, occupi il pensiero nel guardare che Cristo la guarda
Vita 8, 22
Statevene guardando con Chi parlate
Cammino 22, 1
Al Carmelo, l’orazione è l’esercizio primordiale, il caposaldo imprescindibile su cui si fonda tutta la vita di consacrazione a Dio.
La famiglia del Carmelo teresiano, in forza della sua vocazione, è chiamata alla contemplazione nella preghiera e nella vita.
Per santa Teresa, fare orazione è semplicemente l’atto di avvicinarsi a Lui. Il senso degli sforzi per riprodurre dentro di sé – dentro la propria orazione – le scene evangeliche è quello di trasferire nella propria vita la persona principale, Cristo, per stabilire realmente un rapporto con Lui.
Da qui l’impegno costante a “rappresentare Cristo”, accanto a sé o dentro di sé ,che è il perno dell’orazione della Santa.
“Il mio modo di fare orazione consisteva nel procurare di rappresentare Cristo dento di me”
Vita 4, 7
“ Ero così poco capace a raffigurarmi cose con l’intelletto che, se non si trattava di cose che vedevo realmente, non mi giovavo affatto della mia immaginazione, come accade, invece, ad altre persone che possono crearsi immagini su cui raccogliersi. Io potevo pensare a Cristo solo come uomo, ma anche così non potei mai figurarmelo nella mia anima, per quanto leggessi della sua bellezza e ne contemplassi le immagini, se non come chi è cieco o sta al buio, il quale, anche se parla con una persona e sa di trovarsi con lei, perché ha la certezza della sua presenza, voglio dire lo capisce e lo crede, tuttavia non la vede. Così accadeva a me quando pensavo a nostro Signore” Vita 9, 6
Essa non riesce a immaginare Cristo, e del resto il suo sforzo non mira a questo. Tutto il suo impegno è di “ri-presentarselo”, cioè di rivivere semplicemente il fatto della sua presenza, di realizzarla dentro di sé, di oggettivare il contenuto della sua fede “
tenere Gesù Cristo… presente dentro di me
”, senza perdersi in una composizione di luogo esteriore o in concessioni scenografiche, e senza concertarsi su tratti accessori della Persona, sia pure la fisionomia o l’espressione del volto.
Andrà direttamente a Lui, per introdurlo nello spazio del proprio spirito in modo da potergli parlare. È tutto qui.
Quindi la prima condizione per realizzare il rapporto con Dio è quello di prendere coscienza della presenzia di Lui. Seconda condizione è che io, a mia volta, mi metta alla sua presenza. Nella misura in cui realizzerò queste due condizioni, scatterà la comunicazione tra Lui e me. È da notare che la comunicazione comincia sempre la Lui, l’amico principale: da Lui comincia la parola e da Lui comincia l’amore. L’orazione è tenersi in presenza; l’orazione è dialogo…. “Non occorrono forze corporali per essa, ma solo amore e abitudine”. Vita 7, 12
Ascoltiamo la santa Madre Teresa:
Del bene che ricava chi pratica l’orazione, intendo dire l’orazione mentale, hanno parlato molti santi e buoni scrittori. Ne sia ringraziato il Signore! E se così non fosse, per poco umile che io sia, non sono però tanto superba d’arrischiarmi io a parlarne. Posso dire soltanto quello di cui ho fatto esperienza… Quanto a coloro che non hanno ancora incominciato, io li scongiuro, per amore del Signore, di non privarsi di tanto bene. Qui non c’è nulla da temere, ma tutto da desiderare. Perché, anche se non facessero progressi né si sforzassero d’essere perfetti, così da meritare le grazie e i favori che Dio riserva agli altri, per poco che guadagnassero, giungerebbero a conoscere il cammino del cielo…
“Tratar de amistad estando muchas veces tratando a solas
con quien sabemos no ama”
Per me l’orazione mentale non è altro se non un rapporto d’amicizia, un trovarsi frequentemente da soli a soli con chi sappiamo che ci ama.
E se voi ancora non l’amate (infatti, perché l’amore sia vero e l’amicizia durevole dev’esserci parità di condizioni – e invece sappiamo che quella del Signore non può avere alcun difetto, mentre la nostra consiste nell’esser viziosi, sensuali, ingrati), cioè se non potete riuscire ad amarlo quanto si merita, non essendo egli della vostra condizione, nel vedere, però, quanto vi sia di vantaggio avere la sua amicizia e quanto egli vi ami, sopportate questa pena di stare a lungo con chi è tanto diverso da voi.