Insieme ad altre otto sorelle, Madre Maria Agnese del Buon Pastore raggiunse Lodi dal Carmelo di Legnano e governò la comunità per vari anni con fermezza e sapienza.
Figura esemplare, il suo ricordo è ancora vivissimo nella comunità.
Di padre siciliano e madre veneta, ma nata e cresciuta a Milano, Madre Agnese era la maggiore di cinque fratelli (L’ultimo è presente al funerale) Dalla famiglia e dalla parrocchia succhiò la fede, una grande ricchezza umana, una cultura solida, un sereno buonumore. Si laureò giovanissima e poi entrò quasi subito al Carmelo di Legnano, dove la seguì a breve una delle sue sorelle. Fu ben presto maestra delle novizie e poi Priora. Quando Mons. Benedetti bussò alla porta del Carmelo per trovare un drappello di monache per la fondazione di Lodi, venne scelta come presidente del gruppo partente e si trasferì con le sorelle presso questo nuovo monastero. Fu Priora a lungo e a lungo maestra delle novizie. Rimase la “Madre” per antonomasia, anche dopo la scadenza dei suoi mandati.
Madre Agnese non vorrebbe certo che si parlasse di lei, tanto meno con intenti agiografici, ma bisogna oggi che la lampada venga posta sul candelabro per far luce a tutta la casa. E lei ci perdonerà…
Se il Carmelo di Lodi è in certo modo il cuore orante della Chiesa locale, lo dobbiamo principalmente a Madre Agnese, che si è impegnata a forgiarlo sullo stile del primo Carmelo teresiano, quello di San Giuseppe in Avila. Ha trasmesso alle sue figlie di oggi ciò che S. Teresa insegnò alle carmelitane scalze del suo primo monastero, cioè ad essere, in quanto figlie del Carmelo, figlie fedeli della Chiesa, nel servizio della preghiera e del dono di sé.
E questa trasmissione del carisma è avvenuta mediante quel singolare carisma di maternità spirituale che sempre l’ha contraddistinta. E’ stata Madre, soprattutto Madre, sempre Madre, anche quando non ha più svolto servizi di responsabilità. E Madre di molti, dentro e fuori il monastero, perché chi la incontrava una volta rimaneva segnato da quell’incontro e il legame non si spezzava più.
Di lei si potrebbero enumerare le virtù che hanno fatto santa la sua vita. Ma non si può dir tutto…
picca nel suo profilo spirituale una fede adamantina, semplice e profonda, “nuda” come diceva lei sulla scia di San Giovanni della Croce, cioè spoglia, non accompagnata da emozioni o fenomeni, ma vissuta nella fedeltà quotidiana, nel sacrificio umile e schietto di sé, in un atteggiamento di radicale fiducia in Dio, con uno sguardo sempre positivo e pieno di speranza, di speranza teologale.
E come non sottolineare la sua carità? Un farsi tutta a tutti, dimenticando se stessa per gli altri. Ma soprattutto una carità spirituale, che toccava le anime, che le attirava a Dio. E una carità con il timbro della comunione: con lei e grazie a lei tutti dovevano e riuscivano ad essere un cuor solo e un’anima sola. Possedeva un carisma di unità radicato in Dio.
E poi si potrebbe aggiungere molto circa la sua rettitudine, pura e schietta; circa la sua sobrietà e austerità di vita, mai rivestita di durezza, ma fatta di dolcezza esigente; e circa la sua serenità, il suo sorriso luminoso e avvincente, la pace del suo cuore e del suo sguardo, che ci hanno accompagnato fino agli ultimi giorni …Smettiamo qui.
Qualcuno potrebbe ritenere che stiamo esagerando nel tessere le lodi della Madre. Chi l’ha conosciuta bene sa che non è affatto così. Ora, in Dio, rimane per noi tutti un tesoro che non si perde.
Condividiamo la sua storia narrata in un volumetto edito dalla Comunità in suo ricordo che è possibile scaricare qui cliccando sull’immagine della copertina: