La nostra vita di preghiera ha come modello Cristo che contempla sul monte e la cui vita fu sempre animata dal suo colloquio filiale con il Padre. La vita di intimità e amicizia con il Signore Gesù è la caratteristica più tipica del Carmelo teresiano.
Li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. Is 56, 7
La vita di preghiera
La preghiera scandisce il ritmo delle nostre giornate. Ad ogni Ora liturgica, che è preghiera della Chiesa intera, ci troviamo in Coro vicino al Tabernacolo per il canto o la recita dei salmi
Il nostro orario prescrive poi due ore di orazione (una la mattino e l’altra alla sera): è preghiera tipicamente carmelitana, voluta da S. Teresa per le sue figlie. È concepita come un rapporto di amicizia, un intimo colloquio con Colui che sappiamo che ci ama. È un vero e proprio dialogo di amore, un cuore a cuore con il Signore durante il quale presentiamo a Lui le necessità della Chiesa, del mondo, delle tante persone che vengono a “bussare” per chiedere aiuto. Essendo un dialogo intimo, l’orazione si prolunga lungo la giornata e diventa vita di orazione. Esige solitudine, distacco, raccoglimento e silenzio.
Ciò spiega perché queste condizioni indispensabili per un’autentica vita di orazione vanno rispettate anche nei momenti dedicati al lavoro. Infatti, anche durante il lavoro o le occupazioni domestiche la carmelitana è sempre protesa alla ricerca dell’unione intima con Dio. Per questo si prediligono lavori artigianali che favoriscono il raccoglimento. Ogni monaca lavora in solitudine e, per quanto è possibile, nella propria cella.
La cella è il luogo privilegiato della carmelitana. Qui si ritira, oltre che per il lavoro, anche per meditare la Parola di Dio, per la lettura, la preghiera personale, il riposo.
Se pregando vocalmente sono veramente persuasa di parlare con Dio e attendo più a Lui che alle parole che pronuncio, la mia orazione vocale si unisce alla mentale…
Chi potrebbe dire che fate male, quando al momento di cominciare le Ore o il rosario, vi domandate con Chi state per parlare, chi siete voi che parlate, per meglio conoscere come comportarvi?
(dal Cammino di perfezione 22, 1..3)
Buon mezzo per mantenervi alla presenza di Dio è di procurarvi una sua immagine o pittura che vi faccia devozione, non già per portarla sul petto senza mai guardarla, ma per servirvene a intrattenervi spesso con Lui; ed Egli vi suggerirà quello che gli dovrete dire.
(dal Cammino di perfezione 26, 9)
Si può capire poco e amare molto, capire molto e amare poco.
CB 26, 8
Le proprietà del passero solitario sono cinque:
prima: si porta più in alto possibile; seconda: non sopporta la compagnia di altri uccelli neppure della stessa specie; terza: tende il becco verso il vento; quarta: non ha un colore determinato; quinta: canta soavemente. L’anima contemplativa deve avere queste cinque proprietà, e cioè deve elevarsi al di sopra delle cose transitorie, non facendo di esse alcun caso come se non esistessero, e deve essere così amica della solitudine e del silenzio da non sopportare compagnia di altra creatura. Deve inoltre tendere il becco al soffio dello Spirito Santo, corrispondendo alle sue ispirazioni, affinché comportandosi in tal modo si renda maggiormente degna della sua compagnia. Non deve avere un colore determinato, non lasciandosi determinare da alcuna cosa, ma solo da ciò che è volontà di Dio; deve infine cantare soavemente nella contemplazione e nell’amore del suo Sposo.
San Giovanni della Croce “Parole di Luce e di Amore”