Attraverso la vita di orazione, e l’osservanza dei consigli evangelici, siamo chiamate ad una misteriosa unione con Lui, in intimità con Maria. Santa Teresa voleva che tutte le energie delle carmelitane fossero a servizio della Santa Madre Chiesa e la salvezza delle anime.
La vocazione delle monache carmelitane scalze è un dono dello Spirito Santo alla Chiesa, per il quale esse vivono un’intensa unione con Dio, nell’amicizia viva con Gesù e in intimità profonda con Maria. Nelle loro giornate preghiera e dono di sé radicale si fondono con un grande amore per la Chiesa.
La vita di orazione è il fondamento della comunità carmelitana: in essa le monache fanno esperienza del colloquio intimo e continuo con Dio dal quale sanno di essere mate. In questa diuturna relazione a tu per tu col Signore, che attraversa tutti gli ambiti di vita (preghiera, lavoro, vita fraterna, solitudine e silenzio …), si realizza la loro vocazione di “stare davanti a Dio per tutti”.
Le sorelle vivono un’intensa vita di fraternità centrata sul Signore Gesù. Il ritmo monastico delle loro giornate realizza un sereno equilibrio fra silenzio e solitudine e gioiosa comunione fraterna.
La clausura le separa dal mondo e le distacca da tutto per unirle più liberamente e radicalmente a Dio solo.
…Storia e spirito del Carmelo
Chi però vuole costruire l’edificio della santità deve scavare profondamente e innalzarsi in alto: scendere profondamente nella nera notte del proprio io, per essere innalzato in alto, nella luce del sole dell’amore divino e della misericordia.
Non tutti i secoli esigono un’opera di riforma così potente, come quello della nostra Santa Madre. Non in tutti i tempi un governo di terrore ci dà la possibilità di mettere il capo sul ceppo, per la nostra fede e per l’ideale del nostro Ordine, come le sedici carmelitane di Compiègne. Chiunque entri al Carmelo però deve consegnarsi del tutto al Signore. Solo chi valuta il suo posticino in coro, davanti al tabernacolo, più di tutte le magnificenze del mondo, può vivervi, e trovarvi di certo allora una felicità quale nessuna magnificenza può offrire. Il nostro orario ci assicura delle ore di dialogo solitario con il Signore, e su di esse propriamente si costruisce la nostra vita. Preghiamo, con i sacerdoti e gli altri antichi Ordini della Chiesa, integralmente il Breviario e questo Officium Divinum rappresenta per noi, come per loro, il nostro primo e più santo dovere. Ma per noi non è la ragione portante. Quanto Dio opera nelle ore di preghiera silenziosa nell’anima, si sottrae a ogni sguardo umano. È grazia per grazia. E tutte le altre ore della vita ne sono il ringraziamento. Non c’è per la carmelitana, nelle sue normali condizioni di vita, nessun’altra possibilità di ricambiare l’amore di Dio che l’adempiere fedelmente, fin nel più piccolo dettaglio, i suoi doveri quotidiani; ogni suo piccolo sacrificio, rilevato con uno spirito attento, fino a tutte le minuzie di un orario giornaliero e di un ordinamento di vita; tutti i superamenti che richiede la vita strettamente condivisa con persone diverse, con il sorriso sulle labbra; nel non tralasciare nessuna occasione di servire il prossimo nell’amore. Infine, si aggiunga quanto il Signore può richiedere a ogni singola anima, come personale sacrificio.
Questa è la «piccola via», un mazzo di piccoli fiori invisibili che, quotidianamente, viene deposto davanti al Santissimo, – forse un martirio silenzioso che perdura tutta la vita, di cui nessuno percepisce qualche cosa, insieme sorgente di profonda pace e di cordiale letizia e fonte di grazia, che sgorga nella terra – che non sappiamo dove fluisca e che le persone cui giunge non sanno donde venga.
S. Teresa Benedetta della Croce – Edith Stein