La Regola primitiva

Sant’Alberto, Patriarca di Gerusalemme, consegna la Regola
ai primi eremiti del Monte Carmelo

Tra il 1206 e il 1214, gli eremiti del Carmelo, chiesero al Patriarca di Gerusalemme, Alberto degli Avogadro, residente in San Giovanni d’Acri, di volere stendere per loro una “Norma di vita”, basata appunto sul progetto che essi avevano, in qualche maniera, concordato. Sappiamo anzi che essi avevano già cominciato a riconoscere l’autorevolezza di un certo fratello B. (Brocardo?) che li rappresentava tutti. In questo testo, l’ideale carmelitano è interpretato come “vivere nell’ossequio di Gesù Cristo, servendolo fedelmente con cuore puro e buona coscienza”.
La “Norma di vita” (“vitae Formula”) che essi chiedevano non era ancora una Regola, nel senso pieno e giuridico del termine, ma era già “più di un propositum”, e aveva lo scopo di raccogliere gli eremiti in un solo “collegium”, ecclesialmente riconosciuto e sottoposto a un preciso ordinamento giuridico
Agli inizi il mantello degli eremiti era di colore bianco con strisce grigio scure. Ora è tutto bianco.

La Regola si apre con queste parole: 1 – Alberto, chiamato per grazia di Dio ad essere Patriarca della Chiesa di Gerusalemme, ai diletti figli in Cristo B. e agli altri eremiti che dimorano sotto la sua obbedienza sul Monte Carmelo, presso la Fonte di Elia, salute nel Signore e benedizione dello Spirito Santo.

Come le origini del carisma carmelitano devono essere rintracciate più in un Luogo che in un Fondatore (anche se vengono subito personalizzate in due archetipi: Elia e Maria), e come tali origini consistono in una possente risalita verso l’Origine stessa dell’Alleanza vetero-testamentaria, così la Regola carmelitana non farà altro che organizzare, nella maniera più semplice, un discorso strutturato e normativo sul «grande e universale comandamento» che chiede alla creatura la massima intimità, possibile su questa terra, col suo Dio.

IL «GRANDE PRECETTO» DELLA REGOLA:
8 – Ciascuno rimanga nella propria cella, o in prossimità di essa, giorno e notte meditando la Legge del Signore e vegliando in preghiere, a meno che non si sia occupati in altre giuste incombenze.
L’obsequium Christi, chiesto agli eremiti, dovrà avere, infatti, questa precisa connotazione vocazionale: obbedire al comando evangelico circa la “preghiera ininterrotta”.

Maria Santissima e il profeta Elia, prototipi dell’Ordine carmelitano

Ai fratelli eremiti viene assegnato un compito che, per sua natura, non ammette interruzioni. Si tratta della grande sfida che ha travagliato continuamente il cristianesimo: il comando di Gesù di “pregare sempre”.

Una antica grotta del monte Carmelo, utilizzata dai primi eremiti